In scena il 10 settembre il trittico “Short Stories”, “Skrik”, “Weirdo”
Torinodanza Festival torna il 10 settembre all’Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo con il trittico “Short Stories” , “Skrik”, “Weirdo”.
Short Stories coinvolge i corpi danzanti in un disegno continuo, costruito su ripetizioni e differenze, momenti di assoli, duetti e partiture corali, un susseguirsi di brevi storie, quadri generati dal sound della musica live: Natalia Abbascià, che suonerà dal vivo, ha creato un tappeto sonoro che mette insieme suggestive parti liriche per violino e voce solista. I danzatori faranno perdere il senso del confine che separa pubblico e spazio scenico. I brani che compongono il lavoro si articoleranno come un paesaggio espressivo che lascerà alla soggettività del pubblico la lettura intima dei sentimenti che la danza e la musica suggeriscono.
👉 “Skrik” di Adriano Bolognino per la MM Contemporary Dance Company, dal titolo Skrik, si ispira al dipinto L’Urlo di Edvard Munch, opera che ha portato il coreografo a indagare il tema della tragedia, dell’angoscia e della piccolezza dell’uomo nell’immensità dell’universo. Spiega il coreografo: «Il grido sordo del quadro – di cui ho deciso di conservare il titolo norvegese Skrik, che fonicamente riporta ad un suono sgradevole, un urto, una scossa – sembra deformare il paesaggio donandoci instabilità e paura, conservando comunque la sua immensa bellezza. Aggrappandomi a questo dualismo che sento vicino, ho voluto creare un momento danzante che possa essere un accumulo senza fiato di tutto il malumore di questi ultimi anni, ma anche arrivare agli occhi del pubblico come una cascata rigeneratrice».
👉 “Weirdo” racconta il senso di inadeguatezza: l’unico, vero ostacolo di qualunque forma di rapporto, compreso quello con se stessi. Chi, nella propria vita, non ne è mai stato pervaso? Quella particolare sensazione di sentirsi fuori posto, diverso, a volte sbagliato, giudicato, e spesso anche incompreso. Ci si può sentire come immersi nella nebbia, o come se ci fosse un velo o una parete di vetro tra sé e il mondo circostante. Spesso questo stato deriva dalla voglia di soddisfare le aspettative degli altri. Sentire tutto l’enorme peso del rischio, della paura di fallire e del giudizio, del vedersi come un incapace, un impostore, una delusione. Partendo da queste sensazioni Enrico Morelli presenta un nuovo lavoro che vuole portare sulla scena questo stato di alienazione, prendendo ispirazione non solo dal suo vissuto personale, ma anche da quello degli interpreti, a cui ha rivolto la stessa domanda che lui fa a se stesso: «quando avete la sensazione di essere inadeguati e fuori posto, come vi sentite?»
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Lorenzo Peterson
15th August, 2019 at 01:25 pm