Lo spettacolo “La lunga fiaba di sabbia” in palcoscenico giovedì 22 diecmbre
Giovedì 11 dicembre, il cantautore Giovanni Truppi torna a Hiroshima Mon Amour e porta in scena “La lunga fiaba di sabbia”, spettacolo che trae ispirazione da due opere cardine della cultura italiana del Novecento: “La lunga strada di sabbia” (1959), il reportage-diario in cui Pasolini percorre la costa italiana, e le “Fiabe italiane” (1956) di Italo Calvino, raccolta di duecento racconti popolari che tracciano una mappa simbolica del Paese.
Nel 1959 Pier Paolo Pasolini percorre in automobile tutta la costa italiana. Scrive La lunga strada di sabbia, un diario di viaggio che è insieme reportage, sogno, documento. Un’Italia che cambia, che si mostra in costume da bagno ma porta ancora ferite visibili. Le parole di Pasolini raccolgono la vita nelle spiagge, nei volti, nei corpi. E un viaggio reale, fatto di caldo, sabbia, e intuizioni politiche.
👉 Pochi anni prima, nel 1956, Italo Calvino compie un altro viaggio: in Fiabe italiane raccoglie e riscrive duecento fiabe popolari da tutta Italia. Ne viene fuori una mappa simbolica e arcaica: l’Italia vista attraverso il mito, la trasformazione, la paura, la fame, il desiderio. Le fiabe italiane sono un atlante della voce collettiva del nostro passato.
La lunga fiaba di sabbia fa incontrare questi due mondi: l’epitaffio al mondo contadino scritto da Pasolini in dialogo con il testamento di questo mondo, che Calvino ha messo al sicuro. A ogni tappa del viaggio di Pasolini corrisponde una fiaba della stessa regione. Il viaggio geografico si trasforma in viaggio poetico. La costa italiana diventa una linea narrativa dove realtà e immaginazione si parlano. A interpretare questa partitura è Giovanni Truppi, cantautore e autore del libro di viaggio L’avventura, ispirato proprio a La lunga strada di sabbia di Paolini. In questo reading, accompagnato dall’esecuzione di un pugno di brani scelti tra il repertorio della tradizione e le canzoni scritte da Pasolini, Truppi si spoglia del proprio repertorio per prestare la sua voce a una narrazione collettiva. Non è protagonista, ma tramite. Il risultato non è un concerto, né uno spettacolo teatrale, né una lettura. E una forma ibrida, evocativa, in cui la parola orale si fa geografia, la canzone si fa eco, la fiaba si fa corpo.
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Lorenzo Peterson
15th August, 2019 at 01:25 pm